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Marcia su Tokyo con Palmisano e Giupponi

Podebrady fa rima con Tokyo. A dodici mesi dai Mondiali di Doha, la Repubblica Ceca ha regalato il sorriso agli azzurri della marcia, come raccontanto nel talk settimanale di Atletica TV. La vittoria di Antonella Palmisano in 1h28:40 scaccia via i fantasmi di Doha 2019 e mette al sicuro lo standard d’iscrizione per le Olimpiadi di Tokyo, come per Matteo Giupponi, che con 1h19:58 porta a casa il record personale e diventa il settimo italiano di tutti i tempi.

Antonella Palmisano: “Finalmente. Non ho mai avuto dubbi di avere il minimo nelle gambe, però ancora non l’avevo marciato, non l’avevo scritto nero su bianco, e in questi mesi ogni tanto mi tornava in mente, come un piccolo tarlo. Ora che l’ho spazzato via proseguo con serenità e convinzione il mio cammino verso i Giochi Olimpici”. Il bronzo mondiale di Londra 2017 racconta un anno anomalo: “12 mesi fa sono tornata dai Mondiali di Doha a mani vuote, con la testa piena di ricordi che ancora oggi voglio solo cancellare. In una stagione ordinaria, avrei gareggiato in primavera e ottenuto lo standard per le Olimpiadi, ma è arrivata la pandemia e ha stravolto la nostra stagione. Niente più Giochi, niente più gare. Così la mia attesa si è allungata. Da Podebrady porto a casa anche la felicità di partecipare a una gara internazionale, di indossare la maglia dell’Italia e il mio fiore azzurro fra i capelli. Niente di tutto questo era scontato”. La stagione della 29enne delle Fiamme Gialle non finisce qui: “Nel fine settimana sarò a Modena per la Festa dell’Endurance, e sarà la mia terza gara in un mese. E poi chiuderò il 2020 a Ostia, il 6 dicembre, ai Campionati Italiani di marcia su strada”.

Vittoria a parte, si è vista in azione la migliore Palmisano. “Mi sono divertita, era da Londra 2017 che non mi sentivo così bene. Con Patrizio Parcesepe, il mio allenatore, avevamo concordato una gara prudente, in progressione, per mettere in cassaforte lo standard olimpico senza pressioni. Ma io mi sentivo benissimo, scalpitavo! Finalmente a 5 chilometri dalla fine ho avuto il via libera per andare in fuga, è stato bellissimo”.

Lo yoga? “Può sembrare strano ma io faccio yoga e meditazione da molti anni, da quando mi allenavo in Puglia con Tommaso Gentile. Durante il lockdown ho ripreso a praticare con una nuova insegnante e mi sta aiutando con alcuni fastidi alla schiena tipici di noi marciatori. Adesso prima della gara ho imparato a fare un po’ di risveglio muscolare e lo trovo utile”.

Podebrady ha riportato il sorriso anche a Matteo Giupponi: “Dentro a questo 1h19:58, a questo secondo posto, ci sono tante emozioni, quattro anni difficili, tanti infortuni da cui non riuscivo ad uscire. Il record personale, lo standard per Tokyo, la soddisfazione di scendere sotto l’ora e venti: sono felicissimo di come è andata la gara, nonostante la pioggia e il freddo che si sono fatti sentire. Perseus Karlstrom era il favorito e ha allungato per la prima volta al 17°, io sono riuscito a rientrare e per qualche chilometro ho creduto di poter lottare per la vittoria. Gli ho reso la vita difficile ed era quello che volevo fare. Sapevo di valere il primato personale perché dopo il lockdown mi sono allenato molto bene, tra Milano e Vipiteno, ma realizzarlo è un’altra cosa”.

La gara ha ufficializzato il cambio di guida tecnica. “Quattro settimane fa ho condiviso con Gianni Perricelli, che mi ha seguito in questi anni, la scelta di cambiare allenatore. Mi allenerò con Michele Didoni, un ritorno al passato, un tecnico che mi conosce bene. A un anno dalle Olimpiadi era un fattore determinante. Il caso ha voluto che proprio a Podebrady io abbia marciato un secondo più veloce di quanto abbia fatto lui a Goteborg 1995, quando vinse i Mondiali. Un altro motivo di orgoglio”.

Racconta il bergamasco dei Carabinieri: “A livello di vita cambierà poco, continuerò ad allenarmi in zona San Siro a Milano, al Parco di Trenno”. Tanti chilometri da fare, con vista cinque cerchi: “A dicembre vorrei fare una 50 chilometri poi deciderò quale distanza affrontare a Tokyo. Anche a Rio avevo entrambi gli standard, ed è andata bene”. 

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