INTERVISTE

Jacobs, Tamberi, lo show di Belgrado su Atletica TV

Il talk sui Mondiali indoor, ospite la voce tecnica di RaiSport Stefano Tilli (“Jacobs può correre in 9.75 senza vento”) e l’inviata della Stampa Giulia Zonca: “Marcell ricorda il momento top della Pellegrini”

 

Jacobs che fa la storia, Tamberi trascinatore, la squadra azzurra che si fa valere nel contesto globale dei Mondiali indoor. Le emozioni di Belgrado sono al centro della puntata di questa settimana del talk di Atletica TV: ospiti la voce tecnica di RaiSport e velocista argento mondiale con la 4×100 a Helsinki ’83 Stefano Tilli, e l’inviata della Stampa Giulia Zonca. Nella puntata, c’è soprattutto il racconto dell’impresa d’oro di Marcell Jacobs, padrone della velocità mondiale con il primato europeo di 6.41 nei 60 metri, e di tutti gli altri temi azzurri dell’evento iridato in Serbia, con prospettiva sui Mondiali di Eugene e gli Europei di Monaco di Baviera. 

“Che tempo può correre sui 100? 9.75 senza un alito di vento – ne è convinto Tilli – a Tokyo è passato in 6.41 ai sessanta metri, adesso è già a 6.41 in inverno: significa che a Eugene con un passaggio ai sessanta in 6.37 e chiudendo gli ultimi quaranta poco oltre i 3.35 può uscire un gran risultato. I suoi avversari principali saranno proprio i sessantisti: il cinese Su Bingtian non si è visto in queste indoor ma nella semifinale di Tokyo è passato a un clamoroso 6.29 e se chiude in 3.40 diventa un cliente pericoloso. Come lo sarà Christian Coleman, che in estate correrà più composto. Da migliorare? Poco, ormai Marcell è quasi perfetto. Fa sempre qualcosa in più di quello che mi aspetto. Per stare più vicino a Su e Coleman nei primi metri si può perfezionare la fase di partenza così da raggiungere ancora prima la velocità più alta. Ma il bello di Marcell è che fa sempre qualcosa in più di quello che mi aspetto”. Nella finale di Belgrado ha avuto “una reazione eccellente allo sparo, un’accelerazione molto composta – prosegue l’analisi tecnica di Tilli – è riuscito a rimanere decontratto nel volto e a spingere fortissimo con le braccia e con le gambe. All’arrivo, Coleman è già tutto proteso in avanti, mentre Marcell aspetta gli ultimi due metri per buttarsi sulla linea d’arrivo: non sbaglia niente. Le sue imprese mi hanno ricordato quelle di Pietro Mennea e il suo biennio da dominatore dello sprint, record del mondo a Città del Messico nel 1979 e oro olimpico a Mosca ’80”. 

L’universo di Jacobs è nel ritratto di Giulia Zonca: “La famiglia è la sua spinta in più – sottolinea – il modo in cui la racconta sembra fumettosa e sognante, una Jacobsland, ma in realtà è molto concreta, non un ideale: l’ha messa insieme col tempo sistemando molte cose della sua vita. Ho la sensazione che ogni volta che aggiusta un pezzo, Marcell vada un po’ più veloce: prima di Tokyo ha risolto le problematiche e i buchi neri con il padre, prima di Belgrado il rapporto, o quantomeno la comunicazione, con il primo figlio. A ogni grado di serenità corrisponde qualche centesimo in meno”. I ragionamenti sul posto che occupa nel pantheon dei più grandi atleti italiani di ogni epoca possono cominciare. “Mi ricorda il momento top di Federica Pellegrini – le parole di Giulia Zonca – lo stesso effetto traino per il nuoto e per l’atletica, l’emozione olimpica che si trascina, la voglia di imitazione. Pur non somigliandosi caratterialmente, c’è attenzione per tutto quello che fanno. E mi piace pensare che non sia casuale, bensì in continuità, che l’ultima Olimpiade di Federica sia stata quella delle vittorie di Jacobs”.

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