INTERVISTE

La Torre: da Tokyo a Parigi

Il 2021 storico, culminato con l’apoteosi ai Giochi giapponesi. Il 2022 già ai blocchi di partenza. Il percorso fino a Parigi 2024, i nuovi obiettivi, la nuova struttura tecnica. Il direttore tecnico Antonio La Torre, in compagnia del giornalista della Gazzetta dello Sport Andrea Buongiovanni, parla ai microfoni del talk di Atletica TV. “Sì, ci siamo fatti notare. Tokyo è stato lo splendido culmine di una stagione di grande continuità: gli Euroindoor di Torun, la Coppa Europa di marcia, lo storico – e per me determinante – secondo posto agli Europei per Nazioni, passando per il successo nel medagliere agli Europei U23 di Tallinn. All’estero guardano con curiosità al nostro movimento, lo hanno soprannominato The Italian Job”.

Nell’ultimo consiglio è stata annunciata la struttura tecnica. “Come ha detto il presidente Mei, sono stato confermato sul campo. E con me Roberto Pericoli e Antonio Andreozzi, insieme a capi settore quali Filippo Di Mulo nella velocità, Gianni Tozzi negli ostacoli e Claudio Mazzaufo nei salti. Si sono conquistati la promozione Nicola Vizzoni nei lanci e Alessandro Gandellini nella marcia, oltre al nuovo ingresso di Federico Leporati nel mezzofondo. Vogliamo investire in questo settore, abbiamo atleti di valore; ma nel 2018 avevamo sei mezzofondisti nei primi cento, quest’anno sono scesi a quattro ed è l’unico settore in controtendenza. Con lui mi aspetto di ragionare sugli aspetti biomeccanici, rinnovare le metodologie di allenamento e iniziare un confronto serrato con i tecnici che permetta a tutti di crescere”. Gli atleti nell’Elite Club passano da 46 a 61. “Abbiamo steso le liste con criteri chiari e di merito. È scontato che se qualcuno dimostrerà di meritarselo verrà sostenuto”.

Si guarda a Parigi 2024, fra tre anni. “È il punto d’arrivo. Due nomi per tutti: chi mi vieta di pensare che Tamberi e Jacobs possano ripetersi? Dobbiamo metterci subito al lavoro. Ci aspettano tre anni ad alta intensità, a partire dai prossimi Europei di cross di Dublino, i Mondiali indoor di Belgrado sino a quelli all’aperto di Eugene e gli Europei di Monaco, senza dimenticare la Coppa del Mondo di marcia. Dobbiamo avere la capacità di portare tutti a Parigi nelle migliori condizioni”.

Intanto manca meno di un mese agli Europei di cross di Dublino. “Crippa può diventare un trascinatore. E nel futuro immediato sentiremo molto parlare di Nadia Battocletti. Ricordo bene quando a Tokyo ha fatto un pezzo di giro d’onore insieme a Sifan Hassan”. Passiamo all’endurance. “Inizio da Eyob Faniel e dal suo splendido terzo posto alla maratona di New York: il riscatto di un atleta che ha voluto fare una svolta importante nella propria vita. Nella marcia, che ha il suo primo grande appuntamento il 4 e 5 marzo in Oman, Palmisano e Stano hanno ripreso ad allenarsi dopo i giusti festeggiamenti: li aspetto al massimo della condizione a Eugene e a Monaco”. 

Abbiamo festeggiato sei vittorie agli Europei U23 di Tallinn. Il dato interessante è che molti, subito dopo, si sono messi in luce a Tokyo. “C’è stato un cambio di mentalità, abbiamo smesso di darci l’alibi della categoria under 23 e smesso di cercare scuse”.

Con tante individualità sotto i riflettori, la gestione della squadra è diventata più difficile? “Tutti hanno capito che la squadra può portare energia nei momenti di difficoltà. Se penso alla 4×100, noto che quest’anno abbiamo 8 atleti sotto i 10.28, e nessuno vuole aspettare per diventare titolare. Lasciatemelo dire: spero di avere sempre problemi di questo tipo. Lo spirito di emulazione è un’ispirazione potente. I nostri atleti vengono riconosciuti per strada e stanno ispirando una generazione. I campi di atletica sono affollati, il dovere di tutti noi è non disperdere questo patrimonio”.

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